L’erba del Re: reportage sulla legalizzazione in Thailandia

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La Thailandia è da sempre stata una delle mete preferite dei nomadi digitali, io stesso sin dal 2017 ho sempre passato alcuni mesi all’anno nella terra dei sorrisi, fino a quando una pandemia non ha chiuso i confini globali.

È un Paese vastissimo, pieno di splendide isole e affascinanti montagne, dove la popolazione locale è molto amichevole, ma è soprattutto la meta preferita di tanti turisti provenienti da tutto il mondo per via del basso costo della vita.

Una cosa che i nomadi digitali, e i turisti in generale, sanno bene su questa parte del mondo è che con le droghe non scherzano. Il sud-est asiatico ha alcune delle leggi sulle droghe più severe al mondo, le pene vanno da diversi anni di carcere per il solo possesso, fino anche alla pena di morte come in Indonesia.

Ciò nonostante non vuol dire che le droghe non siano presenti, certamente non sono accessibili facilmente, tranne alcune eccezioni che menzionerò in seguito, ma ci sono. Il turista medio capisce bene che è meglio non sfidare la legge e rischiare, del resto ci sono Paesi molto più liberali per fare uso di sostanze stupefacenti.

Le eccezioni che ho menzionato, e anche le uniche a cui avevo assistito in prima persona sono a Koh Phangan, un’isola nel golfo di Thailandia, sede del famoso Full Moon Party, dove non solo si beve alcool per tutta la notte, ma anche c’è una grande offerta di cannabis e frullati con funghetti allucinogeni.

Ci sarebbe anche da menzionare Pai, una cittadina di poche migliaia di abitanti a nord della Thailandia, meta preferita di tanti backpackers per via della sua natura incontaminata e … degli ostelli che vendono cannabis! Si avete letto bene, durante la mia prima visita a Pai il bar dell’ostello vendeva canne già rollate insieme alle solite birre locali.

L’esistenza di posti del genere mi è sempre sembrata assurda, come potevano esistere ed essere tollerati in un Paese con leggi così restrittive? Non che fosse un segreto che in questi posti, ma non solo, erba e funghetti venissero venduti liberamente.

Forse si chiudeva un occhio per preservare la nomea che questi posti avevano agli occhi del turista?

C’è da dire che escludendo queste “oasi anarchiche” nel resto del Paese non ho visto altri giri di stupefacenti, o forse non alla luce del sole.

Il ritorno

Questa era la situazione in Thailandia quando lasciai questo Paese per l’ultima volta, nel Marzo 2020. Quest’anno a distanza di tre anni ho deciso di tornare per trascorrere del tempo qui, ben conscio che nel frattempo c’è stata una novità enorme, qualcosa di totalmente inaspettato e che volevo assolutamente vedere con i miei occhi e documentare.

Infatti nel Giugno 2022, la Thailandia ha deciso di rimuovere la cannabis e la canapa dalla lista degli stupefacenti, legalizzandola di fatto per ogni tipo di utilizzo, anche ricreativo.

Ma come si è arrivati a questa legge? È stata veramente una cosa che è successa dal nulla? Esaminiamolo insieme.

Cosa ha portato alla legge del 2022

2019: cannabis terapeutica

Già nell’agosto del 2019, la Thailandia è diventata uno dei primi paesi in Asia a legalizzare il possesso e l’uso di cannabis per scopi medici e di ricerca e a determinate condizioni, ma da questo a legalizzarla per scopi anche ricreativi è un passo enorme.

In Thailandia, come spiegato in questo reportage di VICE, il mercato clandestino di olio di cannabis è sempre stato florido, in particolare per usi medici e specie da persone affette da gravi patologie, ma anche dopo la legge del 2019, questo mercato clandestino non si è fermato, visto alcune persone lo vedevano come l’unica soluzione per i parenti sofferenti. Ma soprattutto visto che l’olio approvato e venduto legalmente ha percentuali di THC troppo basse per molti di loro, pari allo 0.2%.

2020: cannabis in cucina

A dicembre del 2020, il governo ha decriminalizzato foglie, steli, rami, fibre, radici e piante di canapa, molte aziende quindi hanno potuto iniziare a utilizzare queste materie prime per la produzione di alimenti, bevande e cosmetici.

O forse sarebbe meglio dire ricominciare perché in Thailandia la canapa in cucina per cibi e salse è stata utilizzata per centinaia di anni, fino al 1979, quando è stata bandita dalla legge sugli stupefacenti.

Questo altro piccolo passo ha fatto si che molti ristoranti hanno compreso e iniziato a sfruttare le potenzialità che questo prodotto ha in cucina ed è scaturita una corsa all’utilizzo della canapa per insaporire molti piatti.

L’opportunità è ghiotta e può creare un florido mercato per questo tipo di cibo thailandese anche fuori dal Paese.

Pressioni al governo

Alcuni dei produttori di olio di cannabis clandestini sono stati tra i maggiori promotori a fare pressione sul governo affinché approvasse la legge per la legalizzazione della cannabis terapeutica.

Il percorso che ha portato alla Thailandia a legalizzare la cannabis è stato molto lungo e niente affatto semplice, basti pensare che la prima pagina Facebook per la legalizzazione in Thailandia è stata aperta più di 10 anni fa da diverti attivisti che hanno creato una fondazione per promuovere questo percorso.

In un altro documentario di VICE, si narra come il “Thailand 420 festival”, giunto ormai alla settima edizione, è nato come seminario accademico con gruppi di discussione a cui partecipavano anche la polizia narcotici e diversi medici. Questo festival, che ormai è diventato più una celebrazione con musica e divertimento, ha dato il via a molte discussioni nel settore pubblico e privato sulla necessità della legalizzazione.

Il numero di festival dedicato alla cannabis è in costante crescita.

È interessante notare come in ogni fase di questa legge che ha portato alla legalizzazione totale della cannabis, le persone che erano state incarcerate per i reati che venivano poi depenalizzati, venivano man mano rilasciate dal carcere. Più di 10.000 persone condannate per reati legati al kratom e più di 3.000 persone condannate per reati legati alla cannabis sono state rilasciate e le loro condanne sono state cancellate.

Ritorno in Thailandia e prime impressioni

Al mio arrivo in Thailandia mi sono diretto verso la vicina Pattaya per passare il capodanno in spiaggia, subito ho notato tanti negozi che vendevano cannabis ovunque, spesso ubicati nelle zone più turistiche e con più vita notturna. Spesso avevano un’area con dei divanetti per poter fumarla appena acquistata, ma ho visto molte più persone fumare nei bar della zona, dopo aver ordinato anche una birra ghiacciata.

Ho anche notato moltissimi baracchini in strada che vendevano cannabis, a prezzi solitamente inferiori, molto probabilmente sforniti di licenza, ma c’è da dire che l’abusivismo è una cosa normale e soprattutto tollerata da queste parti.

A Bangkok ho soggiornato, per la prima volta, nella famosa Khaosan Road, la meta preferita dei backpackers che arrivano qui, per la attivissima vita notturna che offre.

Una delle tantissime dispenserie di cannabis in Khaosan Road.

Sono entrato in diverse dispenserie per vedere prezzi, qualità e fare due chiacchiere con i gestori dei negozi.

La cosa che mi ha colpito di più è che nessuno di loro si sarebbe aspettato la legalizzazione per scopi ricreativi, molti di quelli che hanno aperto un negozio negli ultimi mesi lo hanno fatto sulla scia del grande numero di negozi aperti intorno a loro, e nessuno prima di giugno 2022 avrebbe mai pensato che questo sarebbe stato il suo nuovo lavoro.

Poi mi sono diretto a nord, precisamente a Chiang Mai, e subito ho notato che nella mia zona non c’erano tantissimi negozi di cannabis, ne ho trovati subito due, di cui uno ho fatto fatica a trovarlo, mi sono accorto dopo un po’ che non era propriamente una dispenseria, ma un negozio di vestiti, nel cui al suo interno aveva anche una diversa scelta di cannabis da acquistare.

O forse non avevo guardato bene in giro, visto che poi ogni giorno che facevo una passeggiata per il quartiere, ne trovavo uno nuovo e più grande di quelli precedentemente visitati. Spuntano come funghi!

Normalmente in queste dispenserie l’acquisto minimo è di un grammo e i prezzi variano dai 350 ai 650 Bath Thailandesi (da 9.7 a 18€), l’erba viene pesata e imbustata davanti a te e le qualità vanno da Top Shelf, la top di gamma a mid-low grade che indicano quelle più economiche e meno pregiate.

Per i curiosi, a questo link trovate il menù di una dispenseria.

Una cosa che ho notato viaggiando in posti meno turistici, è la totale assenza di questi coffee shops, che sono decistamente in stile molto occidentale, e con prezzi anche occidentali. In piccole città Thailandesi meno turistiche, proprio non se ne vede nemmeno l’ombra, come se fossero una cosa solo per turisti. Ovviamente non è impossibile procurarsi della cannabis in queste città, ma probabilmente la si compra al mercato del quartiere come tutto il resto.

Da dove viene la cannabis?

A questa domanda ho avuto risposte molto discordanti, all’inizio pensavo fosse quasi tutta importata da USA o Canada visto che dai primi negozianti ai quali ho chiesto ho ricevuto sempre questa risposta. Ma forse era una peculiarità di quella zona della città o perché stavo intervistando gestori di negozi con vetrine più occidentali.

Dopo più di un mese passato qui posso dire che ci sono anche tantissimi negozi che vendono canapa coltivata in Thailandia, e ne sono fieri!

Ho avuto anche l’occasione di fare una chiacchierata con una coppia di coltivatori di cannabis locali i quali sono anche loro entusiasti di questa nuova opportunità, hanno una grande conoscenza sulla coltivazione di cannabis e derivati, anche sulla produzione di oli concentrati e prodotti cosmetici. Stanno cercando di innovare e creare sempre più prodotti di qualità.

Tra le perplessità che hanno su questo business, una riguarda l’export di prodotti, anche quelli senza THC destinati a prodotti cosmetici, sono sicuri che non potranno mai essere esportati ai Paesi limitrofi, specie quelli di matrice musulmana, quindi resterà un commercio molto localizzato.

La discussione è poi deviata sui prodotti locali, dato che avevo notato una grande divergenza di qualità tra i vari prodotti venduti nelle varie dispenserie. Secondo loro nell’ultimo anno troppa gente si è lanciata in questo business, anche senza avere nessuna conoscenza di coltivazione di canapa, e ciò abbassa la qualità media dei prodotti in vendita localmente.

La legge spiegata

Il 9 giugno 2022 è stato un giorno storico per tutta la Thailandia, e subito dopo decine di dispensari di cannabis sono spuntati rapidamente in tutto il Paese. Tuttavia, in assenza di regole e linee guida chiare, l’industria ha vissuto diverse settimane di libertà senza sapere quali erano i limiti. Da allora sono state introdotte alcune norme.

Per capire bene questa legge, nel momento in cui scrivo, il governo Thailandese ha appena pubblicato un vademecum intitolato “10 cose che i turisti devono sapere sulla cannabis in Thailandia” molto probabilmente per aiutare i turisti della cannabis a stare fuori dai guai.

Li riassumo in breve:

  1. Vietato trasportare semi o altre parti della pianta di cannabis da e verso la Thailandia. (mentre nei voli interni si può portare)
  2. La coltivazione della cannabis è legale, ma è necessario registrarsi nell’applicazione “Plook Ganja” (questo vale solo per persone Thailandesi, i turisti non possono coltivare)
  3. La vendita e la lavorazione di cannabis a fini commerciali richiede un permesso.
  4. I minori di 20 anni, le donne incinte e quelle che allattano non possono fare uso di cannabis se non sotto la supervisione di medici.
  5. Il possesso di un estratto contenente più dello 0,2% di THC e di THC sintetico richiede un’autorizzazione. I fiori di cannabis con alti livelli di THC sono legali.
  6. I piatti contenenti cannabis sono disponibili nei ristoranti autorizzati, i fiori di cannabis non possono essere utilizzati negli alimenti o in altri prodotti alimentari, ma è possibile utilizzare altre parti.
  7. I prodotti cosmetici, i prodotti alimentari (non per bambini) e i prodotti erboristici possono contenere cannabis (tutte le parti della pianta tranne il fiore)
  8. Fumare cannabis in luoghi pubblici, compresi scuole e centri commerciali, è illegale ed è punibile con la reclusione fino a tre mesi, una multa fino a 25.000 baht o entrambe.
  9. Evitare di guidare dopo aver consumato cannabis.
  10. Chi ha gravi effetti indesiderati dovuti al consumo di cannabis deve rivolgersi a un medico.

Il futuro: cosa significa ciò per il Sud Est Asiatico

Prima di tornare in Thailandia ho sentito diverse voci secondo le quali il governo voleva fare una marcia indietro, seppur parziale sulla legge, avendo paura di diventare la nuova Amsterdam e di attirare solo un certo tipo di turismo. Penso che queste erano solo voci senza fondamento visto che fin ora l’esperimento sembra più che riuscito, sta creando molti nuovi posti di lavoro e opportunità di carriera per la popolazione locale.

Qualsiasi persona del settore alla quale si chiede un parere sulla nuova legge pronuncerà sempre questa frase:

“Questa è una occasione d’oro per la Thailandia”

Si sono accorti come moltissimi settori stanno beneficiando da queste leggi, di come lo stato può controllare questa sostanza e allo stesso tempo farla utilizzare ai cittadini perché la usino per nuove opportunità.

Opportunità che qui nel Sud Est Asiatico non c’erano mai state, invece ora Bangkok sembra veramente Amsterdam, e non per la libertà di fumare cannabis; ma Bangkok, e la Thailandia in generale, ha da sempre avuto moltissimo altro da offrire ai turisti.

C’è da vedere come reagiranno i paesi vicini, anche loro duramente colpiti dalla crisi del turismo generata dalla pandemia, che hanno ancora leggi restrittive su questi temi e spesso per conservatorismo non vogliono cambiare. Alcuni Paesi del Sud Est Asiatico, stanno già osservando da vicino la situazione Thailandese, e la speranza è proprio quella che dalle tantissime opportunità create, in campo medico, turistico, culinario si inizi un effetto domino che porti molti Paesi vicini alla legalizzazione della cannabis.

L’ho coltivata io, non me ne pento neanche un po’ (cit.)

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Lorenzo Primiterra, The Crypto Nomad
Lorenzo Primiterra, The Crypto Nomad

Written by Lorenzo Primiterra, The Crypto Nomad

Bitcoin early adopter (2011). Digital nomad. Open source developer. Believe in the freedom of internet. Always looking for that brilliant idea.

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