Due mesi in Argentina: l’inflazione e il fallimento del sistema monetario Fiat
E allora, perché non andare in Argentina?
Mollare tutto e andare in Argentina
Per vedere com’è fatta l’Argentina
Cantava Guccini in una famosa canzone su questo Paese, e quindi da buon nomade, con il sud est asiatico ancora semi chiuso e con ferree restrizioni, le destinazioni per questo inverno erano decisamente ridotte, quindi mi sono fatto ammaliare dal fascino di questo Paese Sudamericano, che avrei voluto visitare da tanto tempo ma non ne ho mai avuto l’opportunità.
L’Argentina ha riaperto ai turisti internazionali il 1 novembre 2021 e con l’arrivo dell’inverno in Portogallo era ora di chiudere la valigia e partire per un Paese che andava incontro all’Estate. Non sapevo cosa mi aspettava, non sapevo cosa avrei trovato ma sono partito con la curiosità di un bambino, per voler scoprire questa nuova terra e il suo popolo ma soprattutto la loro economia, che tanto viene menzionata in articoli e libri ma mai ho veramente toccato con mano.
L’arrivo è stato piuttosto liscio, a parte tutte le scartoffie da dover compilare per colpa di questo nuovo controllo globale, in realtà non ho ancora capito come fornire tutti i miei dati personali possa limitare la diffusione di un virus, ma non è un ostacolo insormontabile, quindi in men che non si dica ero atterrato in Argentina. Il primo ostacolo è stato quello di prendere un taxi dall’aeroporto, mi avevano già avvisato di non cambiare i soldi presso uno sportello di cambio ufficiale o presso le banche, ma visto che l’unico metodo di pagamento era appunto il contante ho cambiato il minimo indispensabile per pagare la corsa in taxi.
Cambio circa 1 Dollaro = 100 Pesos, ricorda questi numeri perché ci torneremo spesso.
La stanza era già pagata tramite Airbnb quindi sono riuscito a sopravvivere il primo giorno con quei pochi pesos che avevo per il cibo. Una volta fatto il punto della situazione era ora di accedere a del denaro e capire come funziona questo cambio. Per fortuna un ragazzo che gestisce diversi Airbnb nel condominio dove ero mi avvisa che può cambiare dollari con il tasso del “dollaro blu” e dato che mi ero portato dei dollari dagli States accetto.
Ma cosa è questo dollaro blu?
In Argentina il cambio Dollaro/Pesos è deciso arbitrariamente dalla banca centrale, così da controllarlo a loro piacimento. Hanno anche introdotto delle restrizioni sul controllo del capitale e su quanti dollari i cittadini possono acquistare, al momento il limite è $200 al mese. I cittadini quindi sono limitati sulle operazioni che possono eseguire e così i loro risparmi evaporano di giorno in giorno per la galoppante inflazione, ma di questo vedremo in seguito.
Questo ha fatto emergere un mercato nero, oppure come lo chiamano loro “blu”, in cui puoi cambiare i tuoi dollari ad un tasso decisamente più vantaggioso di quello delle banche, al momento circa il doppio. La transazione viene eseguita senza il coinvolgimento di entità autorizzate o autorizzate dal governo (come una banca).
Prelevare dagli ATM, pagare con carte o cambiare negli sportelli ufficiali non è mai conveniente, tutti questi metodi utilizzano il cambio imposto dalla banca, quindi praticamente una cena pagata con la tua carta la pagheresti il doppio rispetto al pagarla con contanti acquistati al tasso del dollaro blu.
Quindi come cambiare dollari al tasso blu? L’opzione che leggerete più spesso su internet e siti di viaggio è quella di andare a Calle Florida e cambiarlo presso uno delle numerose persone che gridano “Cambio! Cambio!” e sono pronte a riempirti di pesos al tasso blu oppure uno o due punti inferiore, ci sono anche molti uffici di cambio non autorizzati chiamati “cueva” dove puoi fare lo stesso tipo di tranzazioni. Una alternativa è quella di avere amici o un contatto locale con cui interfacciarti, molto più sicuro e spesso puoi negoziare il tasso di cambio, specie se paghi con banconote da $100 in buono stato.
L’ultima opzione, che non mi sarei mai aspettato, è quella di utilizzare uno dei tanti sportelli Western Unuion. Si, avete capito bene, quello che è uno dei peggiori modi per inviare valuta da una parte all’altra del mondo, per via dei costi esorbitanti al limite della truffa, qui in Argentina offre il cambio del dollaro blu, e quindi anche un cambio vantaggiosissimo in Euro, con un costo che va dai 2€ ai 10$. Utilizzarlo è semplicissimo e non richiede avere contanti con voi: basta mandare i soldi tramite carta o bonifico sulla loro piattaforma e andare in uno sportello per ritirare i Pesos Argentini. Però fate attenzione a fare transazioni piccole oppure andare di mattina presto, visto che molti sportelli finiscono i Pesos disponibili già nelle prime ore del giorno!
Per capire meglio perché c’è questa enorme differenza tra i due tassi di cambio e perché la popolazione locale è disposta a dare via i propri Pesos ad un tasso per loro il doppio sconveniente dobbiamo toccare un puntodi cui tutti abbiamo sentito parlare ma fin ora mai avevo visto così da vicino: l’inflazione.
Toccare con mano una vera inflazione
L’inflazione è un argomento che è tornato prepotentemente a occupare ogni dibattito, specie nell’ultimo anno quando negli Stai Uniti ha toccato quota 6.8% (anche se molti sostengono sia oltre il 20%) mentre negli anni precedenti è sempre stata intorno al 2%. Questo scenario sta spaventando molte persone che vedono deprezzarsi i loro risparmi, che siano in Dollari o Euro per via dell’aumento dei prezzi dei beni.
Si sente spesso parlare dell’inflazione in Argentina, ma non credo che nessuno di noi riesce a immaginarsi i dati che rappresentano questi grafici nella vita reale: un’inflazione del 50% annua, che continua da anni senza sosta.
Io una prima idea l’ho avuta quando cercando un posto dove pranzare, controllavo i menu dei ristoranti, di solito mi baso su foto recenti, come questa di un anno fa per vedere i prezzi, una tortilla a 420 pesos, rabas a la romana a 540 sembravano troppo una cosa troppo bella per essere vera.
Sicuramente mi sarei aspettato un prezzo più alto vista l’inflazione, però dopo un anno quanto potrà costare quella tortilla? Magari 450? Arrotondiamo a 500?
No, 990. Più del doppio.
Lascio al lettore ogni ulteriore considerazione, questo non è un episodio unico ma si è ripetuto in ogni singolo ristorante in cui andavo, finché non ho ben capito che in Argentina la scheda “Menù” su google maps, dove gli utenti postano le foto dei menu dei vari ristoranti è pressochè inutile, a meno che la foto non è di ieri. E quando mi è capitato di guardare la foto un menù di 4–5 anni fa, mi sono fermato a riflettere, sembra proprio che sia espressa in un’altra valuta.
L’inflazione, quindi l’aumento dei prezzi è una cosa si nota giornalmente. Un’altra cosa che è successa durante il primo mese che sono stato qui, già mi ero accorto di come in media uber era leggermente più costoso dei taxi normali quindi di norma preferivo questi, ma la tariffa base del taxi è passata da 85 pesos a 110 pesos, tutto ciò in meno di 3 settimane dal mio arrivo!
Uber, eh anche di questo vorrei parlare, visto che ci sono state altre situazioni con cui non avevo mai avuto a che fare. Ovviamente come potete immaginare la maggior parte delle persone paga la corsa Uber in cash, per i motivi descritti in precedenza. E qui sorge un problema, nel modello visto in altri Paesi, l’azienda trattiene direttamente la sua percentuale prima di mandare i soldi al conducente. Però come fa l’azienda Uber in questo caso a guadagnare se l’utente paga l’intero importo della corsa al conducente? Quest’ultimo riceverà a fine mese una fattura da Uber chiedendogli di pagare la commissione dovuta. Cosa che è stata impossibile per Uber visto l’alto numero di drivers morosi, tanto che hanno deciso di mandare in default tutti i crediti ad un certo punto. Se volete saperne di più, ecco un articolo al riguardo.
Si, l’Argentina è una società basata ancora sul denaro contante, poche persone hanno carte di credito o debito, o al limite ne hanno una per famiglia. E la banconota di più valore è quella da 1000 Pesos, circa $5 se consideriamo il cambio col il tasso del dollaro blu.
Potete immaginarvi cosa significa cambiare $1000 e quante banconote poi dovete custodire, sempre che abbiate la fortuna di essere pagati con banconote da 1000 Pesos e non con quelle da 500, o ancora peggio quelle da 100!
Una volta mi è anche tocato di andare in aeroporto a comprare un volo, in contanti, per due persone, avevo cosi tanto denaro addosso che mi sentivo un contrabbandiere.
Un po’ di storia.
Da dove nasce tutta questa inflazione, come si è potuti arrivare a ciò senza poter fare nulla, anzi vedendo la situazione solo peggiorare? Basti pensare che negli anni 90 un peso argentino era scambiato per un dollaro statunitense per mostrare la portata di questo fenomeno discendente.
Tra la fine degli anni 90 e i primi anni 2000, una bassa crescita economica, una recessione e una economia stagnante avevano dato il via ad una situazione insostenibile, tra gli episodi che diedero a questa economia il colpo di grazia menzionerei come prima cosa l’abbandono del tasso di cambio fisso con una svalutazione volontaria del peso.
Ciò fece perdere totalmente la fiducia in questa valuta, che iniziò a svalutarsi e a far scappare molti capitali all’estero, e il governo per potersi preservare emise una misura, chiamata corralito, con cui congelava i conti bancari dei cittadini, permettendo prelievi di piccole somme ed impedendo loro di convertire i loro risparmi in qualsiasi altra valuta.
Numerose, ma inutili, furono le proteste, in quella Plaza de Mayo tanto conosciuta anche per le proteste delle madri dei desaparecidos, ma questa è un’altra storia. Il governo inoltre convertì in pesos tutti i conti bancari denominati in dollari stabilendo un tasso di cambio arbitrario. E proprio qui che nacque il mercato secondario dei dollari, dove il cambio è fatto dalla domanda e l’offerta e non deciso arbitrariamente, che dura fino ai giorni nostri.
Ed è questo punto che mi fornisce il miglior aggancio per l’ultima parte del mio racconto, dove analizzo il rapporto tra cryptovalute e Argentina e perché proprio in un Paese con una storia simile una moneta come Bitcoin è utile se non necessaria per reclamare di nuovo la sovranità monetaria in mano al popolo.
Cryptovalute e Argentina
Nemmeno il tempo di atterrare e subito noto una pubblicità di crypto.com in aeroporto (che non ho fatto in tempo a fotografare), ma capisco che qualcosa si muove già dalla passeggiata che faccio il primo giorno quando incontro questo:
Nell’aria c’era la sensazione che le crypto sono più diffuse di ciò che immaginavo, il motivo è chiaro, ma durante i primi giorni non ho avuto contatti con nessuno che investiva in cryptovalute, sapevano cosa erano ma nessuno aveva mai mosso i primi passi. E forse per questo che su ogni cartellone, o addiritura muro, ogni exchange locale e non cercava di far sentire la sua voce, facendo forza gli argomenti che gli argentini già conoscono e capiscono: battere l’inflazione, riuscire ad avere risparmi eliminando il controllo delle banche locali e i loro limiti di cambio.
Con il passare del tempo, ho conosciuto più persone che investono in cryptovalute, ma anche tanti miners, che vogliono si possedere crypto, ma senza doverle dichiarare al governo, quindi comprandole su un exchange con KYC. Ma queste persone sono una minoranza, ci vorrà tempo per raggiungere l’adozione di massa, per ora i pochi argentini che possono permettersi di avere risparmi lo fanno in dollari, che per loro è una moneta forte, che mantiene il suo valore, per noi un’altra shitcoin inflazionata.
E parlando di adozione di massa, una situazione che mi ha sorpreso è successa alla fine del tour guidato di Palacio Barolo, la nostra guida ha detto un po’ per scherzo che se volessimo darle una mancia accetta criptovalute, al che per verificare se fosse una battuta o la verità ho detto che per me andava bene. Lei è rimasta totalmente stupita, dato che fino ad ora sono stato il primo ad accettare di dare una mancia in cryptovalute, e felicissima ha tirato fuori l’app di Binance. Non un wallet, ma l’app di un exchange. Ci sarà da lavorare per quanto riguarda l’istruzione e la differenza tra un wallet di cui possiedi le chiavi private e un exchange ma almeno quest’ultimi stanno facendo un lavorone in questi Paesi per portare le cryptovalute ai cittadini comuni.
Conclusione
È arrivata l’ora di lasciare questo magnifico Paese, dopo due mesi veramente intensi, quando sono arrivato non mi sarei mai aspettato che la cosa che mi avrebbe interessato di più conoscere sarebbe stata proprio la loro economia, ma questo articolo è la dimostrazione che le sorprese sono dietro l’angolo.
Sono fiducioso che l’Argentina e il suo popolo, come per altri Paesi in questa parte del mondo sono pronti a rialzare la testa e utilizzeranno il bitcoin e le criptovalute per sfuggire da questa situazione, riprendere il controllo dei loro soldi e non essere schiavi di un sistema che decide per loro, sempre in peggio. I cittadini hanno sofferto per tanti, troppi anni ormai, e molti sono stufi di lavorare in cambio di soldi del monopoli.
Ci vorrà tempo, ma la strada è segnata.
E tutto è invece la dimostrazione di quel poco che a vivere ci è dato
E l’Argentina è solo l’espressione di un’equazione senza risultato
Come i posti in cui non si vivrà, come la gente che non incontreremo
Tutta la gente che non ci amerà, quello che non facciamo e non faremo.(F. Guccini)